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"Mare nostrum, una sacralità violata"

“Mare nostrum, una sacralità violata” 

è il titolo di una mostra itinerante con 80 sculture di metallo esposte.

Ho realizzato queste opere, che portano il visitatore ad un tuffo nel blu, per fare ammirare la bellezza e le curiosità delle creature marine. La mostra vuole inoltre essere spunto di riflessione sulla necessità di tutelare un ambiente meraviglioso compromesso dalla presenza di plastica e microplastica. Lo ricordano, al termine del percorso espositivo, alcune meduse che ho realizzato utilizzando delle bottiglie di plastica.

Il titolo della mostra si ispira, fra l’altro, ad una nuova interpretazione del celebre “Urlo” di Munch. Infatti, in un’annotazione che lo stesso pittore lasciò dietro l’incisione, si legge:"Ho sentito il grande urlo attraverso la natura". Il titolo dell'opera, quindi, come spiega in un post su Instagram il British Museum, sarebbe dovuto essere "L'urlo della Natura". Mi sono collegato a questa nuova interpretazione per definire la celebre opera di Munch “silenzio assordante”. Diamo tutti voce alla natura, ciascuno di noi con il proprio contributo: “Mare nostrum, una sacralità violata” è il mio urlo!

La mostra pertanto non è soltanto una mera esposizione di opere, ma vuole essere conoscenza e consapevolezza : conoscenza di alcune curiosità del mondo marino; consapevolezza della necessità di tutelare tale patrimonio.

La prima edizione di questa mostra l’ho presentata dal 23 maggio al 12 giugno 2019 presso il Centro di Formazione Attività forense dell’Ordine degli Avvocati di Genova, la seconda si è tenuta nella Sala “Berto Ferrari” di Bogliasco, dal 19 Ottobre al 3 Novembre 2019.

Durante i giorni dell’edizione di Bogliasco sono venute a visitare l’esposizione quattro classi della scuola elementare. I ragazzi erano interessati e facevano a gara per fare le domande; sembrava che cercassero di toccare il soffitto con le mani, come una gara a chi le teneva più in alto per avere una risposta ad ogni quesito. È stata una bella esperienza, molto formativa, non solo per i ragazzi. Nei giorni seguenti qualcuno di loro è tornato a rivedere la mostra e ha portato a visitarla anche i genitori.

L’arte non vuole vendere se stessa come unico obiettivo. L’arte in questo caso reinterpreta i segreti dell’artigianato e con il sostegno del committente consolida nuovi approcci stilistici e tecnici da seguire nella ricerca di se stessa: la bellezza.

Creare e costruire con le mani, applicare le conoscenze tecniche acquisite, costituiscono il punto di partenza del mio lavoro unitamente all’interesse per le creature del mondo marino.

Realizzare un’opera è un’esperienza sempre nuova. Ogni volta che mi metto al lavoro cerco di confrontarmi con difficoltà sempre maggiori. La sfida è apprendere, studiare ed investire ogni esperienza in quella successiva.

La lavorazione del metallo  prende spunto da arcaiche tecniche scultoree come la Toreutica (l’arte di lavorare il metallo in incavo e a rilievo, praticata già nell'antico Egitto nel 2600 a.C.) e la statuaria primitiva Greca, che nel VII sec. a.C. adoperava lamine metalliche insieme ribattute.

Prima della fusione della cosiddetta "cera persa", le statue di metallo erano costituite da lamine metalliche lavorate a martello ed unite con dei chiodi o ribattini. Questa tecnica comportava l’utilizzo di lamine o lastre di metalli e/o leghe molto malleabili come il rame, il bronzo, l’argento, a volte anche l’oro. Le statue venivano quindi modellate attorno ad un’anima lignea.

Io utilizzo metalli (e/o leghe di metalli) con spessori più alti, oppure metalli del nostro secolo molto tenaci come l’acciaio inox. Per realizzare un’opera posso impiegare materiale nuovo, oppure, utilizzare materiale di riuso ( un qualsiasi materiale di lamiera, anche arrugginito o accartocciato, un elemento della carrozzeria di un’ auto che vogliamo ricordare, l’involucro di un elettrodomestico, ect…possono diventare un oggetto unico. A volte sorprende anche me vedere un materiale, di valore intrinseco e prossimo allo zero che si trasforma in un elemento da mettere in mostra.

I martelli che adopero, e all'occorrenza auto-costruisco, variano di forma e di peso, da qualche etto sino a 9 kg e sono azionati con una o due mani in base alla forza che devo imprimere. La massa battente dei martelli può essere in ferro, acciaio inox, legno, plastica , gomma e rame, poiché ciascuno di essi si comporta in modo differente in base al metallo su cui lavora.

La superficie dei martelli deve essere perfetta, levigata senza imperfezioni, lucida e riflettente, per non lasciare segni inutili sul metallo. La tecnica che ho messo a punto non prevede l’utilizzo di un’anima di legno perché non resisterebbe. Infatti, sbalzo il metallo direttamente dal dritto e dal rovescio, colpendolo su dei ceppi di legno e non su una incudine, per non rovinare la superficie dell’opera e dei martelli.

Il mio lavoro comincia con lo studio di foto del soggetto che ho deciso di rappresentare per coglierne tutti i particolari e comprendere le differenze morfologiche. Mi documento anche consultando testi scientifici e, infine, realizzo dei bozzetti.

Lo studio morfologico del mondo marino è una delle fasi più stimolanti di questo lavoro.

Dietro ad ogni scultura c’è un progetto ragionato e razionale che trasforma il disegno in un’emozione di metallo. L’opera passerà gradatamente da uno stato bidimensionale, ovvero una figura in piano, ad un oggetto tridimensionale.

Una volta stabilita la forma definitiva, la disegno, aggiungendo le deformazioni. Trasferisco il disegno sulla lastra e/o lamiera e poi ritaglio la sagoma. Quest’ultimo è un passaggio molto importante della preparazione del pezzo: tolgo le sbavature dovute al taglio e il pezzo subisce una prima lavorazione,poi la smerigliatrice e infine la lima.

A questo punto, passo alle “maniere forti”: afferro il martello adatto ed inizio a battere il metallo sul bordo per nervarlo e renderlo più stabile per la forma di massima che dovrà prendere.

Il lavoro prosegue con il battere per diritto e per rovescio, deformando gradatamente la lamiera e procedendo via via con la definizione della forma. Alcune volte è necessario scaldare il metallo per farlo cedere con meno resistenza e per non rischiare la snervatura del materiale e la conseguente rottura del pezzo. Se utilizzo metalli e/o leghe a base di rame devo ciclicamente scaldare il pezzo di lavoro perché il metallo incrudisce con il rischio di rottura. Si porta a rossore, lo si fa raffreddare ed il metallo “perde così la memoria” e torna malleabile. Mentre il ferro “bisogna batterlo quando è caldo”, il rame va scaldato e, quando è “cotto”, si lavora anche da freddo. E questa è una bella comodità! Occorre comunque fare attenzione per arrivare al completamento del pezzo martellandolo in modo da conferire all’opera finita una sufficiente rigidità.

Alcuni progetti, specialmente quelli di maggiori dimensioni, sono complicati, faticosi e per ultimarli sono necessari anche diversi mesi di lavoro. Ne è un esempio la Manta realizzata in ferro, spessore 10/10 (il doppio dello spessore della carrozzeria di un’auto), con apertura alare 150 cm, 9 kg , realizzata partendo da una lamiera piana e completata senza ricorrere a saldature.

Una volta terminate un’opera con questo grado di difficoltà la scultura diventa un pezzo unico. La complessità e la fatica consistono nel fatto che, con una mano, è necessario movimentare e mantenere in equilibrio il pezzo da lavorare e, con l’altra, è necessario battere con martelli anche molto pesanti di 9 kg di massa battente.

Così, martellata dopo martellata si arriva alla conclusione formale dell’opera. A questo punto non rimane che scegliere le varie finiture che si possono dare al metallo, lucidatura, satinatura, bruniture, placcature con altri metalli, resina colorata, colori, ect…

L’oggetto finito è realizzato interamente con processi manuali al fine di creare oggetti esclusivi  che il tempo non consuma.

I metalli con cui le opere sono realizzate completano e impreziosiscono gli ambienti dove vengono installali, ciascuno con le proprie caratteristiche :

  • l'acciaio inox rende l'ambiente luminoso e moderno; può essere lasciato lucito, satinato, brunito a caldo o fiammato per conferire       sfumature di blu, giallo e viola; 
  • il rame si trasforma nel tempo, assumendo gradazioni di colore piacevolmente mutevoli: può essere facilmente lucidato per far             riacquistare la sua brillantezza originaria; può essere lasciato ossidare sino a farlo diventare verde o con sfumature di blu, oppure ancora fiammato.
  • il ferro può stupirci con le sue molteplici potenzialità. Può essere lasciato alla naturale ossidazione, acquisendo sfumature color ruggine; può essere lucidato, oppure  brunito a caldo, assumendo tonalità che variano dal blu notte al nero ect...

 La tecnica di modellazione tridimensionale che normalmente pratico è senza saldature, o estremamente ridotte, soltanto con giunzioni meccaniche. Il lavoro dunque deve essere ben progettato e ogni fase deve essere precisa ed eseguita nella sequenza corretta. Infatti durante la lavorazione alcune zone non saranno più accessibili ai martelli e agli utensili. Infine, per ovviare alle conseguenze fastidiose del rumore, molto amplificato nei pezzi più grandi, applico sulla lastra degli attenuatori di piombo oppure degli stracci che limitano le vibrazioni e l’amplificarsi del suono. Quindi, procedo progressivamente a delineare la forma tridimensionale del soggetto, sino a quando non la definisco nei minimi particolari.

Una delle particolarità di queste opere, come ho già accennato prima è quella che essendo realizzate in scocca risultano leggere ad esempio, nel caso della manta di 150 cm, il peso risulta nell’ordine di 8-9 kg e può essere appeso con facilità come un quadro.

La tecnica di modellazione con sovrapposizione di elementi saldati e struttura in tondino di ferro, è una metodologia interessante che offre dei risultati piacevoli e lascerebbe più spazio per ripensamenti e modifiche, ma di solito preferisco aumentare il gado di difficoltà nell’esecuzione delle mie opere approcciandomi alla tecnica che ho descritto prima. Inoltre, l’opera finita peserebbe dalle 5 alle 10 volte quella manta  dell’ esempio . Invece di pesare 8-9 kg potrebbe pesare dai 50 agli 80 kg e per sostenerla ci sarebbe bisogno di una sottostruttura importante della parte muraria.

 In ogni   opera   reinterpreto   le   abilità   artigianali   e   le   esprimo   in   formen artistiche,   rendendo   ogni   singola   creazione unica ed   irripetibile, pensata   dalla   testa   e   realizzata col cuore……from the heART